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Ezio e Rosanna, Torino ieri e oggi

Ezio è nato a Torino il 9 dicembre 1937 ad oggi ha 79 anni. Ha sempre vissuto a Torino, sin dalla nascita da piccolo viveva nel Borgo San Paolo, un quartiere periferico di Torino era principalmente un quartiere operaio. Il quartiere, infatti, ospitava alcune fabbriche come la Lancia o la SPA (Società Piemontese Automobili).
Rosanna, ma preferisce essere chiamata Rosi è nata a San Maurizio Canavese il 22 settembre 1943 ad oggi ha 73 anni, e subito dopo la sua nascita, i genitori decidono di trasferirsi a Torino, in zona Borgo Vittoria, un altro quartiere periferico della città.
Durante questa intervista ho chiesto sia a Ezio sia a Rosi cosa gli fosse rimasto impresso di Torino di quando erano piccoli. Con gli occhi lucidi per i ricordi, hanno iniziato a raccontare di quanto Torino fosse una città pulita. Ezio mi racconta che da piccolo nel primo dopo guerra, lui con i suoi amici giocava per le strade. Le macchine erano poche aggiungo all’unisono, e i vigili facevano ancora le multe, aggiunge Ezio ridendo.


Ezio: “ Da piccolo giocavo con gli altri in strada, non avevamo molti soldi e a parte quelli spesi per le figu, e per le bie (biglie di vetro o di ferro). Per il resto erano giochi fatti con oggetti che si potevano trovare per terra. Il palicia, si trattava di un pezzo di ferro o di una pietra piatta che poi tiravamo sull’asfalto e vinceva chi arrivava più lontano. D’inverno, invece, si giocava alla sgherola (si faceva uno scivolo di ghiacci, che si trovava in strada, e si facevano percorsi molto lunghi per poi prendere la rincorsa e scivolare fino alla fine)”.
Rosi: “ Io invece di Torino mi ricordo il freddo, era così pungente ed era davvero difficile lavarsi e fare i propri bisogni perché bisogna andare fuori. Non c’era il riscaldamento, si usavano le stufe. Il calore lo sentivi solo vicino alla stufa, quando già andavi nella camera da letto si congelava. Mi ricordo ancora mia madre che lavava i panni nel mastello, dove prima dovevi riscaldare l’acqua per lavare i panni, e d’inverno per farli asciugare bisognava appenderli sui ganci che c’erano sulla stufa”. Ezio aggiunge che per le strade tutti parlavano piemontese, che i negozianti ti chiamavano per nome, tutti si conoscevano. Il latte lo prendevi dal lattaio nella ‘casseruola’. “Andavo sempre con gli amici dal lattaio con la casseruola (contenitore con il manico) e dal tragitto fino a casa continuavo a bere il latte, poi pero il livello diminuiva troppo e al primo turet gli aggiungevo l’acqua, sperando che la mamma non se ne accorgesse”.
Il frigo non esisteva, si possedeva in casa la ghiacciaia, una specie mobile in cui s’infilavano dei lunghi pezzi di ghiaccio con cui si conservava il cibo per un paio di giorni massimo.
Rosi: “Mi ricordo che andavo in via Bibiana dal rivenditore del ghiaccio, per tenere fresca la ghiacciaia”.
La coppia di sposi mi racconta che Torino negli anni sessanta, dove poco prima c’era stato il boom economico, iniziarono a vivere con qualche comfort in più. Come per esempio la lavatrice, il frigo e la televisione. Ezio ci racconta che prima chi non poteva permettersi la televisione, si raduna dal vicino più fortuna che la possedeva. “Mia mamma tutti i giovedì portava me e mio fratello più piccolo dalla ‘Madama Elleon’ A guardare Mike Bongiorno che conduce ‘lascia o raddoppia’ oppure si andava al Cinema Fiamma, in Corso trapani.
Per andare al cinema si andava all’Eliseo alla domenica”.
I cinema, la nuova musica di: Mina, Celentano e Modugno poi i the Beatles e Rolling Stones. Aprivano i primi locali che stavano aperti fino la notte, dove si poteva bere e ascoltare la musica si chiamavano ‘whisky a gogo’.
Le macchine, iniziano ad uscire le prime utilitarie Ezio cita la frase che disse Valletta – “una macchina a tutti gli italiani” – Presidente della Fiat. Aggiunge poi “Mi ricordo che con la 500 si andava in vacanza, si cominciano a fare le prime vacanze, prima solo la gente con i soldi poteva andare sulle spiagge. Mi ricordo la puglia e le sue spiagge deserte. Si andava in vacanza ad agosto, quando la Fiat chiudeva per vacanza, anche le altre aziende chiudevano. Ci si trovava tutti in coda in macchina in pieno agosto, pronti per partire”.

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Iniziano a raccontare che Torino diventò una Metropoli quando a causa del poco lavoro presente al Sud, iniziò a esserci un flusso migratorio verso il nord e a Torino iniziarono a triplicarsi le case. Dopo il 68’ un anno pieno di rivolte, a Torino dopo continue manifestazioni e picchetti da parte dei sindacati, i lavoratori si ribellano con la marcia dei quarantamila, si riunisce un grande corteo che manifesta contro i sindacati e suoi continui scioperi. Infine mi raccontano che loro come molti, per andare a lavoro prendevano il tram. Rosi ci racconta: “Quando uscivo da lavoro, con i miei colleghi, dopo, un’itera giornata in banca, prendevamo il tram e ci mettevamo al fondo ed iniziavamo ad intonare canzoni, per rendere il ritorno a casa rilassante e diverte; ero una ragazzina”
Ezio: “Io il primo tram che ho preso da solo, ricordo che aveva ancora il rimorchio, con le panchine ai lati, le porte non c’erano, e salivi e scendevi al volo, nonostante fosse proibito. Era tutto squadrato, e di colore verde, il ‘bigliettaio’ nel vagone fischiava tutte le volte che i passeggeri, scendevano ed erano pronti a ripartire, avvisando il macchinista”.
La curiosità che viene fuori da tutte queste curiosità sulla Torino vecchia, come per esempio com’erano le periferie quando loro erano ragazzi. Mi raccontano che a differenza di oggi non c’erano delinquenza e spaccio. Una volta nelle periferie il massimo che potevi vedere erano gli ubriachi in giro, tanti elemosinanti. Nelle borgate di periferia
Non c’era la paura di fare uscire i più piccoli da soli, adesso la paura è per gli spacciatori, Ezio e Rosi dicono: “ Per un periodo abbiamo anche avuto paura di portare i nipoti ai giardinetti perché potevi trovare le siringhe”.
A questo punto non mi rimane che scoprire come pensano si possa trasformare Torino in Futuro. Ezio spalanca gli occhi, tira un sospiro e poi inizia a spiegarmi che da giovane immagina gli anni duemila come un’era in cui le macchine volavano e i robot circolavano indisturbati per le strade delle città aiutando i cittadini nelle faccende quotidiane. Immaginava il duemila come punto di fine alle guerre, e come inizio di una vita di pace e armonia. Rosi pensa invece che, le periferie piano piano andranno sempre più degradandosi, e se la situazione lavorativa non si risana, teme per il futuro della città.
Ezio: “ Sarà una città popolata da anziani, senz’altro nessun giovane”.

di Giada Calafiore

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